Se vi dovessi raccontare cosa e chi è la Casa dei Semi della Sardegna, vi parlerei sicuramente del nostro ultimo incontro, quando il 18 febbraio scorso ci siamo visti in occasione di Fare la diversità_una giornata dedicata allo scambio di semi e per imparare a giocare con essi attraverso i miscugli.
Se ve lo raccontassi, certo vi descriverei un gruppo di persone appassionate, sparpagliatesi da vari angoli dell’isola per formarsi all’ombra degli ulivi, nel Montegranatico di Domusnovas Canales.
Vi direi che il motivo stimolante alla riunione fu la visita di Germana, una coltivatrice dell’associazione Campi Aperti in Emilia Romagna, a noi venuta per condividere la sua esperienza con i miscugli dei semi di orzo, zucchine e pomodoro.
Ci terrei a farvi immaginare quanta dedizione e preparazione ci siano volute per incanalare le energie che scambiano le sementi con le idee… sorridendo, vi parlerei di tutto il ben dell’universo che ad ogni incontro danza su tavolate sempre allegre ed accoglienti_ di quella casetta colorata, a foglie verdi, nel cui giardino ora abitano nuovi alberi a ricordo di padri che non ci son più_ della poesia da un figlio della casa_ dei bambini che giocano sudati_ delle chiacchiere e scoperte.
E di quelli che russavano, rotolati nel sonno di un sacco a pelo, dopo un’intensa giornata di studio e partecipazione, in preparazione.
Così magari capireste che “sono qui insieme a me ed è come avere una famiglia più grande…” (Maurizio Fadda, 2018).
E se invece foste stati/e tutti/e lì?
Fermandosi ad ascoltare: cosa avreste sentito?
Ognuno comunque un’emozione diversa.
E raccontandole poi?
Una non avrebbe escluso l’altra_sarebbero state tutte incluse, tutte vere.
Come dice Germana, memore dell’insegnamento del genetista Ceccarelli, “valgono sia la salvaguardia dei semi antichi, sia la sperimentazione con i miscugli”, l’importante è trovare l’equilibrio per mantenere la diversità.
Selezionare sì, tenendo sempre presente che anche le varietà più deboli aiutano – soprattutto nella creazione di un miscuglio – a donare specificità e specialità. È questa la più grande lezione che si apprende dai semi: maggiore la biodiversità, meglio è.
Allora, come promuovere la diversità della vita? Ebbene, facendola!
Diventando coltiva-attori e coltiva-attrici = persone che hanno cura di fare. Ecco che in agricoltura questo si evolve spontaneamente in agroecologia ovvero in pratiche di coltivAzione che mutuamente interagiscono con gli ecosistemi in cui si sviluppano.
E come si collabora all’ecologia agricola, se proprio chi coltiva ha quasi scordato l’autoconservazione/auto-riproduzione delle sementi?
Riprodurre il seme è l’atto magico che racchiude la vita.
Magia che non può essere ridotta all’acquisto di bustine di semi sconosciuti.
Rigenerare la conoscenza è alla base della vita.
È lei che, se vogliamo, ci porta alla coscienza_all’essere consapevoli che senza sovranità alimentare non v’è indipendenza e che per sovranità s’intende la libertà di autogestione almeno dell’atto primo che genera la nostra energia.
UN SEME-DUE SEMI, MIGLIAIA DI SEMI, CHE FANNO LA DIVERSITA’ DI TUTTO QUANTO RIUSCIAMO A VEDERE E SENTIRE ATTORNO A NOI.
Se vi raccontassi questo sulla Casa dei Semi?
Voi comunque ascoltereste una storia diversa.
GIU.L.